Come stai oggi?

 

Come stai oggi?
Come stai oggi Laura?

Ecco una domanda che ultimamente non mi pongo mai. Marcio diligente tra le mie scelte e le loro conseguenze, affronto i doveri, i ritmi, i fastidi, mi dedico a un nuovo amore e a vecchie amicizie. Ma come sto, come mi sento?

È come se tutto ciò che mi circonda fluisse con implacabile scadere, coerente, autonomo, indipendente; è questo che sento oggi, ora, proprio in questo istante, mentre i giorni scorrono in maniera ineluttabile e io con loro, facendo cose che spesso non sento mie e altre che invece sgorgano proprio dal mio luogo più profondo.

Mi sento come il fiore in questa foto, un anticipo di qualcosa che fa capolino tra erbe sempre uguali, qualcosa che emerge nella sua bellezza e nella sua forza, qualcosa che non è più inverno ma ancora non è primavera.

È difficile per me lasciare il mio lungo inverno. Lo desidero con tutte le mie forze, eppure accadono episodi che mi fanno riflettere e che non hanno a che vedere con i sentimenti o con le decisioni, ma con l'indole. Con l'educazione. Con quello che mi si è radicato dentro e che si manifesta nonostante io non lo voglia più. 

Sono stata educata al rispetto per gli altri, a un rispetto talmente morboso da non esserlo più; a non dare fastidio, a non disturbare. A non essere un fastidio o un disturbo, perché io sono quella che ci deve essere quando agli altri serve, ma di cui non si cura nessuno quando il bisogno è mio. 

Io sono matura, io capisco. Io sono forte. La scusa perfetta. E quindi? Per forza sono forte (e che passi il giro di parole), ho sempre dovuto cavarmela da sola, anche nelle situazioni emotivamente più ingestibili. Per forza ho sempre elemosinato attenzione, scambiato la merda per oro (e che passi il francesismo). Per forza mi sono accontentata, combattuto battaglie vane, logoranti e infinite, per forza ho cercato di dare la luce anche al buio più nero. 
Per forza, sì, perché mi sono educata a un senso di giustizia deviato e non ho imparato, se non con gli anni e a fatica e a caro prezzo, a discernere tra ciò che va fatto perché qualcuno se lo aspetta e ciò che è giusto fare per il benessere e il miglioramento, mio e degli altri.

E ora come sto? 
Sto male, perché mi sembra di essere in grado di scalare montagne erte e malevoli, e poi di scivolare sull'asfalto più liscio. Mi sento frustrata ogni volta che non sono in grado di stare vicino all'uomo che amo, soltanto perché quello che mi chiede è talmente spontaneo e pulito che io non lo so riconoscere. 
Lotti una vita per avere accanto una persona sincera, diretta, onesta, e ora che la vita me l'ha fatta incontrare spreco occasioni per donare il mio amore. Mi irrigidisco e non so perché. Mi chiudo in silenzi che non hanno motivo e non so perché. E intanto manco. E questo non mi fa star bene, perché mi sento baciata dalla fortuna - quante volte nella vita puoi inciampare in un amore così?

(Foto di Davide Binda)

Però la fortuna è anche una coccinella che si posa su un dito, forse questo è un momento di passaggio, penso, forse continuo a buttare via le mie zavorre e, un po' alla volta, mi libererò anche di queste. Forse sparirà questo maledetto senso di inadeguatezza. Sì, senza forse. 
Hai ragione, sai... i sensi di colpa sono bestie malate, ma muoiono a fatica. C'è bisogno di molta energia per abbatterli. Ma tu aspettami: è una guerra, questa, non vana. E io non mi arrendo.

L.

Commenti

  1. Mi è piaciuto molto il tuo post! La tua prospettiva unica distingue la tua scrittura. Non vedo l'ora di saperne di più!

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