Focus Point n.1: FINIRE LE COSE

Dopo molto rimandare, ho deciso che è il momento di parlare di cose che mi stanno davvero a cuore, cose che vedo e comprendo via via, ma che credo possano essere utili non solo a me. Le sto battezzando proprio per questo Focus Points, perché penso che tutti prima o poi debbano fermarsi un attimo, guardarsi intorno e non solo, e fare il punto. E poi andare avanti. Saranno post lunghissimi, preparatevi eh eh!!! 

Per quanto mi riguarda, il primo di questi passi è: finire le cose. Per l'ultima volta parlerò nuovamente della mia laurea, ma questa volta perché dal momento in cui sono diventata Dottore mi sono accorta di alcuni meccanismi che sono scattati in me. 

Innanzitutto, anche se a lungo non ho voluto dare ascolto a quella vocina, credo che per me riprendere a studiare sia stato un fortissimo desiderio di riscatto. Io, quella che ha un milione di talenti e capacità, a suo tempo gettai la spugna a un passo dalla fine e mandai tutto a monte. Non so se poi a livello lavorativo avrei allora sfruttato quella laurea, i tempi erano diversi e alle spalle, diciamo così, non avevo un grande sostegno. Però so che in qualche modo io facevo tanta fatica. Tiravo tiravo il carretto per ottenere i miei obiettivi, per conseguire i miei risultati, ma poi in alcuni momenti crollavo e tutto finiva lì. Oggi ho capito che probabilmente intorno a me non c'erano persone che ci credevano, nei miei risultati o nelle mie capacità, o forse nella potenzialità di tanti conseguimenti. Vedevo l'attenzione solo sul contingente, l'emergenza, il problema, e la scala dei valori si ribaltava immediatamente. 

Oggi ho anche capito una cosa importantissima: al di là di chi credeva o meno in me, ero io la prima a non darmi abbastanza fiducia. Ero io che mi basavo sempre sul giudizio degli altri, più o meno espresso, e che soffrivo di una fragilità estrema: le cose andavano bene quando andavano bene agli altri, altrimenti dovevo rivederle. Ero io che non avevo maturato sufficiente fiducia in me stessa, in quel momento particolare della vita in cui se hai un carattere un po' troppo sensibile necessiti di avere intorno persone altrettanto sensibili. Invece queste cose le ho viste e capite solo da adulta. Adesso ho imparato che le persone che non credono in me, che non condividono e sostengono, banalmente, sono quelle che ti affossano. Sono quelle che non hanno il coraggio di puntare verso l'alto e allora si circondano di persone che puntano verso il basso: nella mischia trovano sempre qualcuno di cui si sentono superiori. Io li chiamo vampiri energetici e li ho eliminati dalla mia vita. Frequento e vivo poche persone, amici o parenti, ma queste poche sono empatiche, puntano a migliorarsi ogni giorno, sono ottimiste e sono dell'idea che se una cosa non va in un modo andrà in un altro. Ma se ci credi davvero andrà. E non è filosofia new aging: è solo che se hai un problema, ma hai anche l'obiettivo ben chiaro davanti a te, beh, semplicemente troverai la soluzione al problema. Perché un'altra cosa che ho imparato negli anni è che tutti abbiamo i problemi, anche quelli che sembrano perfetti perché vogliono apparire imperturbabili. Forse non ci sono nemmeno problemi più o meno grossi, ma quello che fa la differenza è il modo di affrontarli.
Per quanto mi riguarda, ho imparato a fare l'equilibrista.
Naturalmente parlo di problemi pratici, non voglio nemmeno avvicinarmi qui a situazioni gravi legate ad esempio alla salute. Anche se - ma non è né il mio compito né la mia intenzione - probabilmente in profondità anche questi sono legati ad un certo modo di interagire con la propria vita. Ma questa è davvero la mia personalissima opinione.

E' vero, ho avuto tanti ostacoli nella vita o, forse, meglio dire tante situazioni che mi hanno reso più complicato capire e vivere le circostanze. Ma oggi non posso tollerare il vittimismo, i 'poverina', le facce accondiscendenti. Così come non riesco ad essere tollerante o accondiscendente io verso chi, invece di un aiuto a trovare la soluzione, vuole una pacca sulla spalla e un po' di compatimento. 

Inoltre, sono ormai convinta che nella vita ci sono un certo numero di lezioni che bisogna imparare, e finché non si imparano la vita stesse ci riempie il percorso di ostacoli. Non serve aggirarli, questo è chiaro!

Tornando alla mia laurea: ricominciare da zero, e finire, per me è stato un toccasana. Ho vissuto nei giorni immediatamente successivi una specie di rilassamento, legato non solo all'aver finito (e stop!), ma anche alla sensazione fortissima di non dover più dimostrare niente a nessuno. Come se aver dimostrato a me stessa di essere riuscita a laurearmi a quest'età, in un nuovo percorso didattico e senza riscattare nessun esame, fosse quello che mi serviva per slegarmi dal giudizio degli altri. Come se in qualche modo, alla fine, fosse solo una questione di opportunità. Forse lavorativamente parlando a suo tempo non ho potuto iniziare una carriera soddisfacente, sì. Però ho iniziato una vita soddisfacente, e oggi ne sono fiera e felice. E questa mattina, quando una signora dell'Università al telefono mi parlava chiamandomi dottoressa, beh.. Mi veniva da sorridere, perché ancora mi stupisco di esserlo. Perché oggettivamente non mi sento diversa, né credo la mia vita cambierà per questo titolo.

Però probabilmente la mia vita cambierà perché grazie a questo titolo ho preso consapevolezza di un mio limite, e ho compreso in profondità, finalmente, che il giudizio degli altri mi è indifferente. O meglio, che l'approvazione degli altri non è necessaria.

Con la massima umiltà, sono sempre bene accolti i consigli e i pareri, e anche qualche buon viatico!!

E infine, non voglio trascurare l'importanza della condivisione: come sapete il percorso universitario è stato condiviso passo passo con la mia dolce metà, e una delle cose di cui siamo entrambi consapevoli è che l'apporto dell'altro è stato fondamentale; nessuno di noi sarebbe riuscito a finire da solo, io per prima; quando mi prendeva lo sconforto, c'era sempre un Simone pronto a non darmi retta. E quando a lui passava la voglia, c'era sempre una Laura che imperterrita apriva i libri e studiava, a volte per due! Quindi maturare, probabilmente, è anche capire che a volte si ha bisogno di condividere, e accettare con gratitudine l'aiuto degli altri. A questo proposito, se mai mi leggerà, ringrazio Matteo, compagno di studi, che con le sue indicazioni negli ultimi passaggi burocratici (e non solo) è stato per noi fondamentale. 

Detto tutto questo, il prossimo passo sarà accettare il mio giudizio, ed imparare ad essere un po' più generosa con me stessa. Ma un passo alla volta....

Baci!
L.

Eccoci qua, io e il mio dolce martirio neolaureati!

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