Balla, Linda!

Un paio di settimane fa è mancata una mia carissima amica.

Due settimane. Due settimane è il tempo minimo che mi ci è voluto per riuscire a elaborare un pensiero, a scrivere due righe di lei. 
È sempre difficile elaborare un lutto, ancor più quando ci tocca da vicino.
Non voglio fare l'ipocrita, ora, non voglio raccontare che eravamo inseparabili e che la sua assenza all'improvviso ha creato un vuoto nella mia vita. 
Non eravamo inseparabili, e, anzi, la nostra amicizia è nata e si è costruita nel segno della lontananza. Ci siamo conosciute "da lontano" e sono pochissime le occasioni in cui siamo state insieme fisicamente. In diciassette anni, credo che riuscirei a contarle.
Eppure, eppure. 

Credo che questa amicizia sia l'esempio migliore di come a volte le anime si incontrano, si scontrano, fanno un tratto di strada a braccetto, e poi si dividono. Nel tratto di strada in comune, però, si donano molto, e si appoggiano, e in qualche modo progrediscono insieme. Si aiutano, si arricchiscono.

Sapete, Linda era sempre la prima a leggere i miei post. E spesso mi inviava mail di commento, in cui si divertiva ad approfondire l'oggetto della mia discussione, a trovare spunti di riflessione tra le mie parole.
Ora, mentre scrivo, so che quel vuoto, quello che non è nella quotidianità, lo sentirò. Perché proprio stavolta, quando un intero post è dedicato a lei, la mia amica non lo leggerà. 

Linda era un'artista. Ho sempre amato le sue opere, il suo lavoro. Aveva una capacità di visione molto forte, che si avvicinava alla mia: quello che io pensavo, lei era in grado di rappresentarlo. E quando parlavamo del suo lavoro, capivo esattamente il suo sentire, ciò che si dannava di rappresentare. Mi spiace molto che non abbia trovato il successo che meritava, in questa vita, perché davvero il suo modo di esprimere i sentimenti e gli stati d'animo a mio parere era unico.

Sono felice di averle sempre parlato. Con sincerità e apertamente. L'ultima volta che ci siamo sentite abbiamo riso come due galline per più di due ore e, nonostante entrambe sapessimo che la sua malattia avanzava, siamo state capaci di scambiarci parole oneste e dirette, come abbiamo sempre fatto. Persino di riderci su.

Conservo in casa una sua opera, che Linda ha dipinto in uno dei periodi più neri della mia vita, mentre era ospite da me. È un acquarello su tela, che rievoca le parole e la musica che ascoltavo ossessivamente in quel momento, nella mia "caverna", raccontando di montagne di cui avevo nostalgia. Ritrae i miei cani, tra le altre cose, perché lei ne era innamorata (soprattutto di «Cookina»). Era venuta ad aiutarmi in un momento di difficoltà, dopo l'incidente alla mia spalla.  Trascorrevo le giornate nel seminterrato a lavorare, e ogni sera lei voleva che le leggessi le pagine che avevo scritto, per esortarmi a continuare, a superare quel periodo. Seguiva la mia storia come fosse una serie Tv. Poi commentava, criticava, sviscerava concetti insieme a me. Era entusiasta. Quelle erano le pagine di "Siamo come le lumache" che venivano alla luce, nella primissima versione.
Ed era un periodo di sconforto, di domande, di dubbi. Ne parlavamo per ore: della vita, degli amori, delle amicizie. Dell'appartenenza. Delle delusioni e degli uomini che erano passati nella nostra vita. Delle amiche.
Per dirla tutta, risale a quel periodo l'idea del romanzo che sto scrivendo adesso. Anche questo lavoro, che lentamente sta prendendo corpo, per molti versi è legato a lei.


Ora, quando guardo il quadro che ha dipinto per me, e che ho sempre adorato, ci leggo tutto quel periodo, ma anche tutta la sua capacità di ascoltarmi e di comprendermi in profondità. E, chiariamoci, non voglio fare del suo ricordo un'apologia: Linda era una grande donna, e aveva anche grandi difetti. Spesso era impegnativo aver a che fare con lei, con il suo modo di vivere, con le sue idee. Però era sempre, sempre, aperta al dialogo e al confronto.
 
Mi mancherai, amica mia. Ma so che sei lì, da qualche parte, che canti e ridi e balli. Con la sigaretta da una parte e un caffè imbevibile dall'altra.

Balla, Linda, balla!
L.

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