Consigli di lettura: L'ABITO DELLA FESTA di Anthony Caruana

 

"Orfani. Siamo orfani. L'assenza materna è stata una costante nella nostra vita. Non percepiamo più la solitudine, perché siamo noi stessi l'essenza della mancanza. La perdita, come un lago senza acqua sul cui fondo, arido, si intravedono le crepe della terra asciutta. La nostra leggerezza è pesante. Un masso che ha fracassato il vaso dove Pandora ha chiuso a forza e in profondità sentimenti atavici. Nascondiamo le ferite sotto strati cortisonici di ironia. Ridiamo a crepapelle nascosti dietro il cerone malinconico di pagliacci sghembi."

Oggi voglio parlarvi di questo breve romanzo, L'abito della festa, che, pur nella sua brevità, è stato capace di toccare in me corde molto profonde. L'autore affronta l'argomento della morte, e lo fa su un doppio binario: da un lato analizza la miseria di ciò che resta, il corpo senza vita - e gli porgo i miei complimenti perché riesce a farlo con una delicatezza ammirabile -, dall'altro lascia che emergano il dolore, le domande, l'angoscia e i pensieri dei parenti o amici dei defunti, che sono pensieri spesso recriminatori o contraddittori o intrisi di sensi di colpa. 

Caruana è stato un maestro nella costruzione di questo romanzo. Racconta storie e dipinge squarci di vita con pennellate decise, a volte impietose, senza cedere alla consolazione. Non esiste un background, una vicenda di base, perché tutte quante assumono la stessa importanza nell'arco della narrazione, che dura sette giorni come sette sono i giorni della Creazione (a cui l'autore fa riferimento nell'apertura di ogni capitolo). Per ogni giorno della Creazione, un giorno nella Morte.

"Il medico rappresenta la fallacia di una scienza che, briosa, anela all'immortalità. Ma poi, chi è davvero che vuole vivere in eterno? Chi è quel pazzo che vuole respirare e soffrire per sempre? Al diavolo le falsità inzuppate nel sangue del Santo Graal, intinte nell'elisir di noia perpetua. Encefalo piatto. Arresto cardiaco. Blocco respiratorio. Fine. Ah, desiderio vero e ultimo!"

La morte quindi come oggetto di riflessione tra queste righe, ma anche come parte ineliminabile della vita: giusta, ingiusta? Più o meno dolorosa? Per chi? Per chi se ne va o per chi rimane? 
E poi, in mezzo a tutta questa morte, ecco la vita. La vita che sbuca fuori tra un paragrafo e l'altro, timida, che fa capolino quasi a voler rispettare il diritto ad esistere senza disturbare la sofferenza che fluisce. Perché, in mezzo a tutti i racconti, emergono i racconti delle situazioni del quotidiano, delle abitudini, dei sentimenti, degli amori spezzati, dei rapporti interrotti. 

E allora, nell'arco della narrazione, gli elementi si intersecano e si fondono tra loro, e l'autore ci aiuta a percepire che qualsiasi problema ci appaia insormontabile ne esiste sempre un'altra versione, un'altra interpretazione; esiste sempre un altro modo di affrontarlo, una persona che saprà accoglierlo con la propria energia. E ci ricorda, infine, grazie alla struttura perfetta e circolare di questo romanzo, che tutti noi siamo legati; che ognuna delle nostre azioni andrà a vibrare nella vita di qualcun altro, ne farà scaturire una reazione; creerà dinamiche, scatenerà meccanismi. 

Ho amato molto l'intersecarsi delle vite di tutti i personaggi del romanzo. Tutti sono agganciati l'uno all'altro e vanno a formare una sorta di catena che, nel microcosmo creato da Caruana, rappresenta un esempio, di quello che può accadere nella vita quotidiana di ognuno di noi. Certo, forse con meno perfezione, ma chi lo sa? Chi può vedere, nell'arco di una vita, quanto è lungo l'agganciarsi tra loro nelle persone che si incontrano?
Forse vale la pena averne cura, amarle mentre sono in vita, tentare di riparare agli errori e prevenire rimpianti e sensi di colpa.

"L'abbraccio è denso di possibilità. Il tempo si scompone in tanti frammenti di secondi che vorticano nello spazio senza fine di questa stanza che da gabbia si tramuta in foresta. Mi sciolgo dalle braccia dell'uomo, rinfrancata. L'aria ora sembra riprendere consistenza rispetto a prima, quando, come dentro una busta di plastica, cercavo atomi di ossigeno in mezzo a metri cubi di anidride carbonica."

Il linguaggio è pulito, chiaro, senza fronzoli o artificiosità, e in alcune pagine talmente potente da raggiungere picchi di eleganza visti raramente. In certi passaggi si trattiene il fiato perché la forza della narrazione colpisce come un'incudine. Si può soltanto ascoltare, assorbire le parole dell'autore.
Lo consiglio vivamente.

Anthony Caruana,
L'abito della festa
Bertoni Editore € 18,00

Baciiiii!
L.

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