Le cose che fanno star bene



Durante quest'anno, che ormai si avvicina al termine e che ha messo a dura prova tutti noi, mi sono abituata ad ascoltare le spinte che via via si sono mosse dentro di me. Forse ci sono sempre state, ma quando la vita quotidiana segue il proprio ritmo naturale faccio un po' più fatica a dar loro attenzione, ad ascoltare in primo luogo me stessa.

Questo è stato un anno incredibile, ha messo a dura prova nervi e pazienza, e purtroppo la situazione ora ci sta nuovamente mettendo davanti a limiti e regole che mi sembra facciamo tutti quanti fatica a tollerare. Non voglio entrare nel merito della questione, né a livello sanitario né, soprattutto, politico. So soltanto che viviamo in un Paese che avrà un milione di problemi ma anche un milione di ricchezze, e abbiamo sempre goduto della libertà di fare e di muoverci senza rendercene conto. Ora che, di nuovo, la nostra libertà viene in qualche modo limitata, ci sentiamo annaspare, le domande si moltiplicano e le insicurezze vengono alla luce. E' una situazione destabilizzante, per tutti. 

Io ho dedicato quest'anno a cercare di individuare quali sono le cose che mi fanno stare bene. Alcune erano già ben chiare in me, altre invece, a sorpresa, si sono fatte sentire. Hanno urlato, come si trattasse di un richiamo, di una necessità imprescindibile, di un ritorno a qualcosa che, accantonato e forse ignorato per tanti anni, sente ora l'esigenza di uscire. 


Ho deciso di accontentare queste urla. Ho provato a recepire quello che tra una spinta e l'altra lentamente veniva alla luce, e ho capito che è una specie di voce, che canta in sottofondo. Segue un tema preciso, e mi riporta a una me stessa quasi dimenticata, a un desiderio di pace che è fine a se stesso e che non c'entra con le tensioni quotidiane, gli impegni, i progetti. E' una voce equilibrata, che parla di luci, di colori, di forme, di odori. Parla di amore, parla di sesso. Canta la bellezza nelle sue manifestazioni più semplici, attraverso la natura, l'intensità dell'aria, la stretta degli affetti. Parla di me, di me e basta. Di una me senza ruoli, che non è né mamma né figlia, né moglie né amante, né sorella né amica. E' una voce che non sentivo più da molto tempo e oggi mi accorgo che è come una compagna fedele, uno specchio sincero di qualcosa che c'è, che è tangibile, ma allo stesso tempo sfuggente; qualcosa di infantile e di ingenuo che la vita ci porta a trascurare.

In aria di vicino lockdown, la settimana scorsa mi sono presa qualche giorno. Ho lavorato a un progetto che sto portando avanti con alcuni amici e poi ho goduto di un po' di tempo. L'ho dedicato alla mia famiglia, all'amicizia, e a me stessa. Mi provoca sempre un po' di orrore la distanza forzata, i sorrisi che si possono leggere solo attraverso gli occhi, gli abbracci che mancano e i baci da rimandare. Però è stato bello. E' stato tonificante. Energizzante. E capisco che il tempo, il tempo per stare, per esserci, per condividere, è sempre più un dono e, allo stesso tempo, un'esigenza che si fa ingombrante.

Il tempo per non fare nulla, anche. Mi sono tolta il gusto di due passi senza meta, nel silenzio inverosimile di un sabato pomeriggio d'autunno, avvolta dai colori e dalla luce, dalla pigrizia della natura, da un paesaggio tanto familiare da far parte di me e, allo stesso tempo, quasi ignorato, quasi archiviato nelle cose che si danno per scontate. 
Niente è scontato, credo. Ho vissuto questa breve passeggiata quasi come un piccolo miracolo e mi sono chiesta perché è normale accantonare le cose che ci fanno stare bene; perché a un certo punto smettiamo di seguire i nostri impulsi più naturali, a meno che non rientrino in un programma organizzato e inquadrato? 


Non ho trovato risposte, però è stato bello lo stesso. Senza che sia accaduto nulla ho vissuto giorni indimenticabili. Ho portato con me la luce, di quei giorni, anche se nessuna fotografia può renderla come merita. E i colori, gli odori. Il profumo della legna e il suo scrocchiare nel fuoco. Il sapore di un buon vino. 
E tutto questo serve, servirà. E' un bagaglio assicurativo, un aiuto per i momenti di insicurezza. 

Davanti alle nuove restrizioni, alle nuove limitazioni dello spazio e del tempo, credo che serva tener duro, non cedere allo sconforto e all'amarezza. Forse conviene scavare nella memoria, pescare qualcuno di questi momenti. Non per coltivare la nostalgia, ma per rivivere un istante che ci fa stare bene. 
Le cose che fanno star bene hanno un potere unico: sanno spandere il loro effetto nel tempo e allo stesso tempo lo cristallizzano; così ogni volta, se sappiamo dove cercare, lo possiamo rivivere.
E' una specie di magia.


Baci,
L.

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