La storia del mio tavolo (e un pezzo della mia)

Rieccomi qui!
Oggi inizio il mio post con una spiegazione, perché ancora ricevo qualche mail di richiesta chiarimenti sullo 'sdoppiamento' del blog. Qualche mese fa, infatti, ho fatto un po' il punto della situazione su quella che è la mia realtà lavorativa, e mi sono resa conto che questo blog, nella veste che aveva assunto, non mi rispecchiava più: si parlava solo e sempre di Country Painting, dei miei patterns e dei miei corsi, delle allieve, dei progetti, eccetera. E' pur vero che quella è (tuttora) una parte importante del mio lavoro, però negli ultimi anni, occupandomi di decorazione in generale, mi è capitato spesso di avere commissioni da parte di clienti che necessitavano di aiuto nella decorazione di casa, nell'arredo, nel recupero di vecchi mobili, e via così. E da quando vivo in toscana questo trend è addirittura aumentato, trovandomi anche a creare degli allestimenti per agriturismi, negozi, eccetera. Diciamo, insomma, che oggi questa è una parte fondamentale della mia attività, ma in qualche modo non se ne parlava mai perché il blog era dedicato esclusivamente al Country Painting. E infatti - purtroppo - un po' per distrazione e un po' per fretta, non ho mai tenuto nemmeno un 'diario fotografico' dei lavori e dei restyling, cosa di cui oggi mi pento un bel po'. In ogni caso, capito anche che ormai la parte più concreta e 'solida' del lavoro è proprio questa, ho deciso di differenziare le due cose: ho creato un nuovo blog, che potete visitare qui (ma ormai lo sapete!!): www.alberocountry.blogspot.com, in cui si parla esclusivamente di Country Painting; e ho dedicato questo, invece a me stessa - e infatti si chiama semplicemente come me! - perché credo che ormai sia ora di parlare anche di tutte le altre cose che mi capita di fare, semplicemente: ho deciso di parlarne perché - vivaddio! - mi accorgo che la creatività è sempre un sentimento vivo e allora qualcuna delle mie idee potrebbe essere utile a qualcuno, come spesso è capitato a me. 
Nel frattempo, gira e naviga sul web, ho anche preso consapevolezza di un curioso accadimento, cioé che oggi esistono più Interior Designers che panettieri... Ho la prudente sensazione che in molti casi si tratti non tanto di architetti d'interni con alle spalle anni di studi universitari, ma persone che - in qualche modo come me - tendono a trasformare le loro passioni in lavoro e a inventare se stessi, giorno per giorno. E questo mi fa davvero molto molto piacere, perché vuol dire che ancora conta qualcosa l'esperienza e la competenza, la passione, l'inventiva. Ma siccome credo che conti molto anche la preparazione (e quindi, chiariamoci: tanto di cappello agli architetti!), ho deciso, dopo un ennesimo, estremo esame di coscienza, di frequentare un corso di progettazione e design, giusto per esser certa di non fare 'capperate' quando mi trovo davanti a un cliente. Per fortuna nel mio caso è servito a farmi capire che stavo lavorando bene, ho messo un po' di teoria sulla pratica, ho approfondito anche alcuni aspetti nuovi e molto interessanti, e quindi ora... ora niente, ora proseguo con quello che stavo facendo!! 
Bene, il mio post però non riguardava solo la storia dei miei ultimi mesi, che vi avrà ormai annoiato, ma anche quella del mio tavolo: tavolo che persegue la mia battaglia personale "VivaIkea", eh eh.. Se volete sapere come la penso in merito a Ikea (e mi scusino ancora i mobilieri artigianali, yup!), leggetevi questo post: "Ikea for living o living for Ikea?" . Quindi, affrontata la premessa, la questione del mio tavolo è la seguente: acquistato nel lontanissimoooo 2002, contestualmente al mobile di cui parlavo nel post di cui sopra e alla credenza della foto, ha per me un valore affettivo enorme. E' pur vero che negli anni, dati i traslochi e i maltrattamenti, si era piuttosto rovinato, perché è stato sempre un tavolo molto vissuto: si usava per mangiare, per i compiti, per lavorare, per giocare, e spesso per diverse di queste attività tutte insieme! Allora, quando abbiamo cambiato casa, quest'estate, per un attimo ci è baluginata l'idea di cambiarlo e acquistarne uno un pochino più 'a modo'. Ma poi non ce l'ho fatta, e l'ho piazzato nel centro della cucina, dove fa bella mostra di sé! Dopo lunghe riflessioni, ho deciso anche di sistemarlo un po', e, bocciata via via un'intera gamma di colori, ho optato per una finitura tradizionale in noce, per lasciare in evidenza le venature del legno - e anche tutte le sue imperfezioni - che amo troppo. Bene, dopo il restauro il tavolo si presenta così:


A me piace molto e se notate le sedie spaiate che lo circondano (a parte quella bianca, che è stata ristrutturata di recente come campione per un altro lavoro), ancora da recuperare, vi fate un'idea di come era ormai ridotto, e per colore e per graffi. Notate anche che è una misura anomala ma 'accogliente': è un quasi-quadrato, e agevola la convivialità, a tavola; e, infine, ha queste bellissime zampette un po' ricurve:


Insomma, dopo tante avventure, come rinunciarvi? Anche perché negli anni s'è acquistato - sempre da Ikea - un modellino in miniatura, con due ribalte, che è ideale come prolunga quando a tavola si è in tanti. Ma, siccome non possiamo farci mancare nulla, dopo un lungo lavoro di recupero (perché è stato lungo, sì, e manuale soprattutto), l'altro giorno mentre pulivo in controluce ho notato queste:


Sì, incisioni rupestri fresche fresche di produzione... Un intero compito di grammatica inciso nel tavolo... Ufff... Passata la voglia di strozzare qualche figlio, passata l'idea di ricominciare daccapo, ho deciso di tenermelo così: credo che tra vent'anni mi farà piacere ricordare i compiti del mio non-più-bambino-non-ancora-ragazzo e i suoi brontolii... Insomma, anche il tavolo ha tenuto l'anima della casa... E' molto country!!
In fondo le mie origini sono a Brescia, abbiamo portato i pitoti anche qui, eh eh!
Baci!

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