Focus Point n.2: IL LAVORO




Allora. Quella del lavoro per me è una questione annosa. Insomma, ho 43 anni suonati, ormai alla mia età il grosso delle carte dovrebbero essere già state giocate. Invece non è così, e non sapete quanto mi costa fermarmi e riflettere su questo argomento.

La realtà è che in qualche modo io ho vissuto finora due vite, ed ho la fortissima sensazione di averne da poco iniziato una terza. Nella mia prima vita, un po' a stento, cercavo di portare a termine il percorso che, secondo me, mi avrebbe avvicinato alla realizzazione dei miei sogni. Che allora erano forti, chiari, imperativi. Non c'era molto spazio di manovra. Volevo essere una scrittrice o, al limite, un'insegnante di lettere. Ma soprattutto una scrittrice. In quel periodo mi dedicavo a tantissimi lavori, lavoretti, lavorini, che altro non erano se non strumenti per poter perseguire l'obiettivo primario. Erano anche una buona scuola per il futuro scrivere, ma anche per la vita; ho conosciuto innumerevoli persone, realtà, situazioni, ho imparato a saper stare in mezzo a tutti i generi di donne, di uomini, anche di bambini, e ho imparato ad apprezzare il positivo in tutti e in tutte le situazioni. E anche ad accettare me stessa attraverso gli occhi degli altri. Ho fatto la cameriera, l'operatrice di call center, l'impiegata, l'addetto vendita all'Auchan, la barista, la baby sitter, le pulizie, e anche l'assistenza agli anziani. La direttrice provinciale di un patronato (ne so a pacchi anche di pensioni, Isee e 730, per gradire). Ho dato lezioni private, ed è stata l'esperienza più fallimentare perché ero brava e i miei alunni recuperavano a tempo di record, e quindi mi mollavano.

Beh, poi le cose sono andate diversamente dai miei progetti, ed è iniziata la seconda vita. Non ho finito l'Università (e mi mancava poco così), non ho portato avanti i miei sogni ma ne ho creati di nuovi, sono diventata mamma, con tutto quello che può comportare. E con tutto il seguito di cui non parlerò qui. Da allora a oggi, ho vissuto di corsa. Ho continuato a fare tantissime cose, ma sempre di corsa, sempre sotto pressione, spinta dalla necessità. La pittura e il disegno, quello che era l'unico hobby che mi trascinavo dall'infanzia, a parte la lettura, è diventato per alcuni anni il mio lavoro, la mia fonte di reddito. Ho insegnato a dipingere, ho fatto la designer, mi sono divertita ad arredare case e a rifare mobili e complementi. E mano a mano che le situazioni si sistemavano, casa, figli, amore, mi si liberava tempo. E il tempo, ho imparato, non è sempre un amico perché ti consente di pensare, di ascoltarti, di tirare fuori. E' riaffiorata una vecchia passione, lo studio, mi ci sono buttata a pesce e come ormai ben sapete mi sono laureata un paio di mesi fa. L'attività l'ho chiusa perché il gioco non valeva la candela, perché dopo l'ennesimo cambio di residenza ero stanca di ricercare nuovi clienti, e per un po' ho messo in pensione i pennelli e il décor e ho studiato, letto, approfondito. Nuovamente sono uscita dall'assopimento del bisogno, ho risvegliato i sensi.

E ora? Ora dottoressa chi sei? Cosa sei e cosa fai nella vita?

Beh, la mia terza vita inizia con una consapevolezza: sono una donna fortunata. Vivo bene e non posso lamentarmi praticamente di nulla. A parte questo, di me so solo un'altra cosa: non sono una casalinga. E posso farmi una domanda, che mi infastidisce da qualche mese: cosa vuoi fare da grande?

Ecco, nella mia terza vita, potendo scegliere (certo, è conditio sine qua non), ho deciso di dare voce e spazio ai miei sogni. Perché in fondo in fondo non li ho mai abbandonati. Perché oggi che non ho l'urgenza di un guadagno definito e immediato, posso dedicarmi a quello che ho sempre voluto essere, cioè me stessa. Quella che, oggi finalmente in maniera più matura, ama leggere, parlare, scrivere. Adora le parole. Non può vivere senza un kit intonso di quaderni, bloc-notes, penne e matite, colori eccetera. Perché continuo ad amare il disegno e la pittura, e grazie al cielo ho (quasi) ripreso a sfogarmi con colori e pennelli, ma  l'atto di scrivere è tornato ad essere una necessità. Forse perché ora ho voglia di parlare di me e non più solo di bambini o dei loro problemi. Forse perché inevitabilmente con l'età emerge una sottile e umoristica saggezza, e si ha voglia di condividerla ma NON con tutti. Non più, no. E quindi scrivere è creare altri mondi, è essere allo stesso tempo fedele a se stessi, è un potere concesso solo a chi è grado di praticare abnegazione e amore assoluto.

Così, a 43 anni suonati, ho deciso che potendo scegliere da grande voglio scrivere. E dipingere, ma più per hobby. Voglio scrivere sul mio blog, a servizio degli altri, per me. Su riviste, come free lance, in qualsiasi forma. Insomma. Voglio lasciar andare tutte quelle parole che per due vite ho tenuto dentro di me. E' arrivato il momento che tutte loro vadano per la loro via. E' arrivato il momento di fare spazio, di lasciar circolare l'aria, le idee, le ispirazioni.

E sarà un caso, ma da quando l'ho deciso l'universo ha deciso di assecondarmi. Sto infatti scrivendo, sto lavorando a un progetto stuzzicante (nel vero senso della parola!!!), che prenderà vita entro breve.
Ne parlerò, oh sì.
Guardo il mio blog, per come è oggi, e guardo alle parole e al prezzemolo che ormai lo identificano. Le parole e il prezzemolo, perennemente presenti nella mia vita, mai più di ora. 

Questa terza vita è quella che mi attizza di più.
Non è più l'ora di parlarne. E' l'ora di scriverne.

Baci!
L.

(Immagine tratta dal web)

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