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La pietà per il lettore

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Oggi scrivo un post ad alto tasso polemico, ma per una volta mi schiero dalla parte del lettore .  Giusto per la cronaca: il punto di vista del lettore non è superfluo, anzi: è il lettore il destinatario ultimo di ogni parola scritta e - forse andrò un po' controcorrente, ma lo dico - quando gli scrittori affermano di scrivere solo per se stessi, beh, a mio parere mentono. Scrivere per se stessi significa tenere un diario, più o meno. Qualcosa che non si prevede nemmeno in ipotesi remote che venga letto da altri. Ma non appena si prende un articolo, un manoscritto, una tesi di laurea, e si cerca un modo per pubblicare e divulgare… Ebbene, in quel momento la scrittura si consegna ad altri. E allora l'obiettivo finale è appagare chi leggerà. Quindi, mi sorge insistente una domanda: PERCHÉ? Perché veniamo afflitti da testi improbabili, raffazzonati, mal curati, non verosimili? Perché, per dirla in termini più tecnici, due degli elementi strutturali della narrativa, ovvero il viagg