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Visualizzazione dei post da settembre, 2020

Perché diciamo "Rubare un istante"?

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Ve lo siete mai chiesti?  Rubare è uno di quei verbi che immediatamente - per educazione, per retaggio, per ataviche regole di convivenza sociale - il nostro cervello abbina a un significato negativo, a qualcosa di amorale. Anche chi compie l'azione del rubare, normalmente, lo fa con la consapevolezza di andare contro una legge ben più forte di quella scritta. L'atto del rubare, del sottrarre volontariamente qualcosa a qualcuno, è sempre, per l'essere umano, una colpa: non importa se è una spinta dettata dall'emergenza, dall'istinto di sopravvivenza, oppure se è una scelta (imposta o meno); anche chi intraprende la strada della delinquenza, pur giustificandosi con personali vedute (il desiderio di raggiungere un potere, il controllo di certi traffici, l'esigenza di ottenere maggiori benefici con sforzi inferiori), ebbene, lo sa. Tutti sanno che rubare è un atto sbagliato in assoluto , e chi è disposto a farlo è costretto e disponibile a rimodulare la propria et

Consigli di lettura: FEBBRE, di Jonathan Bazzi

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  "Ci scegliamo per compensarci, in modo sano o disfunzionale, ci si incastra usando le ferite originarie." Ho deciso di leggere Febbre , romanzo di esordio di Jonathan Bazzi, perché mi ha incuriosito la sua presenza tra i finalisti del premio Strega, quest'anno. Innanzitutto la novità: sei finalisti anziché cinque - che succede? E poi il tema dell'HIV, forte senza dubbio ma, ahimè, ancora capace di produrre scandalo. Infine, un commento dell'autore, quando è stato intervistato riguardo alla sua presenza tra i finalisti: vincere il premio gli pareva "troppo". Chi è questo scrittore?, mi sono chiesta. Ebbene, sono soddisfatta di aver letto questo libro. Lo consiglio a tutti, a tutti. Con un'accortezza: leggetelo senza pregiudizi, senza paura, con rispetto per quest'anima sensibile che vuole farsi notare, vuole affermare in maniera sfacciata il suo essere se stessa. "Il mio egocentrismo è radicale, ovvero implorante. Aiutami a stare nel mondo,

Sull'Amicizia (un altro racconto autobiografico)

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All'incirca un anno fa, al termine della scorsa estate, ho litigato con la mia migliore amica. In realtà non è stato un vero e proprio litigio, niente discussioni, niente urla, niente offese. Niente di niente, per la verità. Ho solo sentito che un muro compatto di dolore, di frustrazione, di rabbia e incomprensione si è innalzato tra di noi, con la rapidità di una freccia scagliata che centra il suo bersaglio. E' stato tremendo. Lei, la mia amica da sempre, la confidente di ogni segreto, il supporto dei momenti più neri e il sostegno in ogni impresa, all'improvviso per me era un'estranea. Ho masticato la freddezza, accarezzato il distacco, accolto la tristezza. Ho sperato per un istante che si trattasse di una nuvola passeggera buttata sopra di noi da un volere bizzarro, in un fare fantozziano, solo a ricordarci delle nostre umane fragilità. Invece. Invece di lì a poco ho avuto  il mio incidente , ciò che mi ha paralizzata per settimane e mi ha resa incapace di fare, ma