Creare emozioni e buona energia

Ho dovuto prendermi qualche giorno per lasciare decantare le emozioni degli ultimi giorni, e parlare di questa cosa che mi sta a cuore, che mi gira intorno da un po'. 
Allora, la faccio breve: la scorsa settimana sono andata al cinema a vedere Bohemian Rapsody.

(Immagine dal web)

Credo sia inutile raccontare il film: vita e vicende di Freddie Mercury e dei Queen, narrate da un punto di vista in particolare ma non, secondo me, a tutto tondo. In ogni caso: SE non avete potuto godervi Freddie Mercury quando ancora era in vita; SE non avete ascoltato fino alla morte "I want it all" (o una qualsiasi delle altre canzoni) al bar del paese con le amiche, facendo colletta per il juke box; SE non avete guardato millemila volte Highlander solo per piangere quando passava "Who wants to live forever"; SE non siete riusciti a sopportare la visione di Flash Gordon solo grazie alla colonna sonora, e ancora oggi quando qualcuno dice "Flash!" voi rispondete "Ah-Ah!"; SE non vi è impossibile ascoltare "Radio Gaga" senza battere le mani o "We will rock you" senza battere i piedi.... EBBENE: allora dovete guardare questo film.

Dovete, dovete, perché vuol dire che in qualche modo non avete potuto godere dei Queen e del grande frontman che avevano, ed è una parte di musica talmente importante che è buona cosa almeno assaporarla. Il film è confezionato bene e l'attore che impersona Freddie (Rami Malek) è bravissimo nell'aver carpito le sue movenze e nell'interpretarlo, anche se personalmente mi ha un po' infastidito perché io ho sempre trovato Freddie Mercury un uomo molto bello (denti nonostante) e affascinante, cosa che non rivivo con Rami. Allo stesso tempo credo siano stati interpretati in maniera spettacolare anche gli altri tre componenti della band. Ma, detto tutto questo, il film mi ha lasciato anche con un piccolo vuoto, perché non mi ha emozionato abbastanza. Così sabato ho infilato un dvd e mi sono rivista IL concerto, e ancora ho provato le stesse emozioni, la stessa bella energia.

(Immagine dal web)

E di questa bella energia voglio parlare. Perché ricordo come fosse ieri che io e mia cugina avevamo unito i risparmi per comprarci il doppio album "Live at Wembley", che allora per noi era una spesa folle, e ci eravamo divise le cassette: ognuna di noi aveva tenuto una delle due originali e doppiato l'altra. E questo ci univa in qualche modo, era stato un passaggio forte. E ricordo un'intera giornata di lacrime quando, arrivata a scuola una mattina di novembre, avevo incrociato lo sguardo della mia amica Elena, anche lei sconvolta dalla morte di Freddie. In un tempo in cui di Aids se ne parlava tanto, si cercavano le cure, si conoscevano le cause... Ma ormai la malattia era dilagata, chi non sapeva ci era caduto. Eravamo ragazzini, ma certe cose si sono impresse in noi, fanno parte della nostra crescita, della nostra vita. E ancora oggi c'è solo una cosa che avrei voluto fare con tutta me stessa, che non ho potuto perché avevo 11 anni e a Londra non mi portava nessuno: assistere a quel concerto, quello che da allora mi suona nella testa, a Wembley nel 1986. Insomma, erano momenti diversi, ma anche la musica bisognava conquistarcela, si doveva trovare un modo e un tempo per ascoltarla, per acquistarla. Non c'era lo streaming, non c'era Spotify, le cassette a forza di riavvolgerle si rompevano ed era una tragedia. E soprattutto, se la musica che piaceva a noi non piaceva ai nostri genitori, semplicemente, si scatenava la guerra.

Oggi sono anche io genitore, e non voglio costringere i miei figli ad ascoltare un genere di musica piuttosto che un'altra, però, però... Penso alla tragedia dell'altra notte, a questi ragazzini ammassati in una discoteca, a quella mamma che ha perso la vita per accontentare la figlia. No. Credo che ci vogliano dei no. Credo che sia anche tramite la musica che avviene lo scambio generazionale, ma penso anche che nella musica ci si debba credere, ci debba essere un messaggio. C'è sempre un sentimento di rivolta, un desiderio di emancipazione, un urlo da lanciare, quando si sceglie la "propria" colonna sonora. Però ci deve essere lì in mezzo un qualche valore, un qualcosa in cui ci riconosciamo. E io, perdonatemi, ritengo che in alcune cose sia abominevole che questi ragazzi si riconoscano. Certo, anche noi eravamo fan di quel rock and roll tutto droga e promiscuità sessuale, (io personalmente lo sono ancora, eh eh), però c'era anche tanta SOSTANZA in quella musica, una ricerca estrema, un forte messaggio da condividere. E sì, purtroppo credo che il problema siamo proprio noi genitori. Bisogna tornare a fare i genitori, a dire no qualche volta. E' chiaro che ciò che è accaduto non è da imputare al performer in questione (mai sentita la sua musica, ma letti alcuni dei suoi testi in questi giorni tutto lo reputo fuorché un artista), però se non ce la fanno i ragazzi a rendersi conto un poco bisogna aiutarli. Io, mi spiace, in maniera molto poco democratica, certe cose ai miei figli (ma soprattutto alla mia bambina, che ha quasi 11 anni), non le permetto.

In prossimità del Natale, ad esempio, ho avuto modo di vedere un paio di spot che mi hanno lasciata di sasso, in cui si elimina serenamente tutto ciò che potrebbe rappresentare la condivisione della Festa in funzione dei regali, ovviamente di elettronica: telefonini, abbonamenti a servizi tv, iperofferte in tecnologia. Voi non siete stufi? Io non ne posso più. E' anche in queste occasioni che aiutiamo o mettiamo in difficoltà i nostri ragazzi. Regalare un altro mezzo di distrazione e di alienazione non li può aiutare. Regaliamo qualcosa che li può rendere più presenti, più vivi, più attenti. Più creativi, più ribelli... Soprattutto ai bambini, regaliamo giochi, non telefonini! 

Nonostante i passaggi adolescenziali, i regali più belli che ho ricevuto nella vita sono stati regali di musica. O libri: libri che mi hanno fatto viaggiare in mondi diversi, a volte tanto vicini, a volte tanto lontani. Libri che ancora oggi, se mi ripassano tra le mani, portano una dedica e una firma, e hanno il potere di farmi rivivere il momento esatto in cui li ho ricevuti, portano in sé la magia di un'emozione che si può rivivere. 

Sono le emozioni che creano la vita, che creano i sogni. L'altra sera ero a cena con degli amici musicisti, che, ognuno per la sua strada, portano avanti la loro arte. E sono consapevoli, hanno qualcosa da dire. E così avviene con le amiche pittrici, con i cuochi e i pasticceri e chiunque altro CREI qualcosa perché ci crede, in maniera positiva. E quando sei a tavola con questi personaggi ti accorgi che avviene sempre uno scambio, e porti a casa risate e buona energia. Questo, questo è importante: creare buona energia.

Quindi, ho solo due cose da dire: ascoltate i Queen (!) e per Natale regalate cose sane, libri o musica o qualsiasi cosa stimoli la creatività. 

Entrambe emozionano e creano buona energia.

Baci,
L.

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