Consigli di lettura: "FOTOGRAMMI" di Fabio Angelino
"«Hai una madre che ti vuole bene, che si preoccupa per te; un fratello che sarà, come hai detto tu, handicappato, ma che ti adora. Ed è un bravo ragazzo. Strano, vero, ma buono (...). Avete una casa vostra, avete perfino una camera a testa, a Milano. Sai cosa vuol dire pagare un affitto a Milano? Mantenere un figlio, i suoi studi, in questa città? Chiedilo a mia madre. Tuo padre se n'è andato prima di fare un sacco di cazzate, almeno.»"
È con questa citazione che desidero presentare il nuovo romanzo di Fabio Angelino, Fotogrammi, uscito all'inizio di novembre per Bertoni Editore.
Fotogrammi è un romanzo particolare, innanzitutto per la sua struttura. Procede non a capitoli, bensì a scene, secondo un motivo che già il titolo introduce: riporta a frammenti visivi, quasi cinematografici, legandosi innanzitutto alla passione di Luca, uno dei protagonisti; percorrendo quindi una sottotraccia quasi emotiva, una trasformazione di attimi di vita, di eventi e di ricordi in immagini, in spezzoni cristallizzati di realtà.
Grazie a questa sua struttura il romanzo, nella sua narrazione, comunica distacco, una certa freddezza, ma fin dall'inizio si percepisce che i personaggi del racconto freddi non lo sono affatto: Luca, il fratello maggiore che convive con i propri limiti e un candore che, se da un lato offusca la lucida visione delle cose, dall'altro lo protegge da delusioni e ferite; Lorenzo, il fratello minore, che si sente però responsabile per quel ragazzo «handicappato» e che, suo malgrado, ama in modo incondizionato. Marta, la loro madre, che arranca ogni giorno per salvaguardare i suoi figli e crescerli, schiacciata dalla propria inadeguatezza e dal senso di colpa.
Sono persone normali, in realtà. Persone che il destino ha voluto parte di una famiglia monca, in cui il padre non si nomina perché se n'è andato e il cui abbandono aleggia silenzioso, serpeggia tra le azioni quotidiane senza che mai una domanda possa sorgere, mai una risposta possa alleviare i dolori dei ragazzi e della madre.
Sembrano slegati tra loro, la madre e i due figli, ognuno singolo attore nelle vicende personali, indipendente dalle azioni degli altri. Sembra che la solitudine sia il filo conduttore di questa storia, una solitudine impalpabile e allo stesso tempo ingombrante, condizionante, una solitudine da togliere il fiato.
In realtà non è così. Ciò che si avverte con prepotenza sono le grida mute di questi due ragazzi adolescenti, che non conoscono il motivo della loro sorte; si parteggia per loro, si sente il desiderio di condannare la madre.
Perché, Marta? Perché non hai parlato?
"Marta non se l'è sentita di assecondare quella considerazione, ha cambiato discorso. Lei è fatta così, padroneggia l'arte del cambiare discorso quando le vien detto qualcosa che la ferisce, che la costringe a riflettere, prendere posizione, riconsiderare la propria condizione."
Marta è "solo" una donna, mi verrebbe da dire. Una donna oggi adulta, ma che paga per prima gli errori di gioventù, le scelte immature, una infelicità cercata ad ogni costo. Non è stata educata per affrontare ciò che le capita, per ammettere di aver sbagliato, fare un passo indietro e prendere ciò che desidera. È stata educata per essere responsabile, per scacciare il fallimento.
Il fallimento, però, quello in cui subito sprofondano i nostri personaggi, è il motore che muove la storia. È ciò che spinge all'analisi e, soprattutto, spinge Luca all'azione: sprovveduto, illuso, nella sua non consapevolezza costringe la madre e il fratello Lorenzo ad affrontare le questioni irrisolte e a guardare la verità. Tutti e tre, infine, sono costretti a lasciare dietro di sé congetture e fantasie e a osservare la realtà, in silenzio, senza possibilità di un rimedio.
La verità giunge cruda e dolorosa, ma sistema le cose. Così Angelino può interrompere il ritmo serrato dei fotogrammi, fare un lungo salto in avanti e proporcene di nuovi, senza troppe spiegazioni nel mezzo. Il lettore accetta l'evoluzione del racconto con un sollievo tacito perché, senza possibilità di evitarlo, ci si affeziona ai personaggi, ai due fratelli soprattutto. Ma anche a questa madre che a lungo si è autoinflitta una punizione forse troppo pesante, a cui si vorrebbe dare leggerezza.
"«Già» dice Lorenzo, che ha voglia di piangere e non può, che ha voglia di urlare e non può, che vorrebbe dire a Marta che è colpa sua, che se ci fosse stato papà, un qualsiasi papà, un uomo, non sarebbero arrivati a questo punto. Che se suo fratello non fosse così non si sarebbero ficcati in quel pasticcio."
Fotogrammi è un romanzo che si legge molto volentieri, innanzitutto per la scrittura sobria e controllata che l'autore è in grado di padroneggiare. L'atmosfera che lo permea mette inquietudine, grazie anche al sottofondo di una Milano grigia e desolante, perfetta, che diventa parte caratterizzante del racconto. La trama, infine, riserva sorprese: quando pare andare in una certa direzione, cambia improvvisamente rotta, e ci conduce, lentamente, alla scoperta degli animi dei nostri protagonisti.
Lo consiglio vivamente, ottima lettura!
L.
Fabio Angelino, Fotogrammi
Bertoni Editore, € 18,00
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