Cartelle, liste e quaderni... Ordine e disordine

Sono reduce da una "due-giorni" di fatica compulsiva, in cui, dopo mesi trascorsi a pensarci, ho deciso di organizzare e archiviare tutte le fotografie che vagano tra il mio telefono e il Cloud da almeno tre anni. 
E uno pensa: va beh, vedrai che problemi.

Allora. Nonostante qualcuno negli ultimi anni abbia dichiarato che sono una persona ordinata (concetto che è stato difficile da assimilare, perché ho sempre pensato di me l'opposto), dopo aver gongolato un po' in questa inedita definizione ho dovuto capacitarmi, ahimè, che non è affatto così: il disordine è il mio regno, mentale e fisico. Il mio cervello è un enorme contenitore, dove immagazzino le informazioni tra le più disparate: emozioni, sensazioni, idee, progetti, scadenze, incombenze, impegni, immagini, pensieri, canzoni, ricordi nuovi e vecchi. Certamente questo è un fatto comune, ma la mia mente funziona esattamente come la memoria del mio telefono, ovvero in modo caotico; esiste un modello di archiviazione di massima (nella fattispecie, nel caso del telefono, è la data) che funziona finché mi ricordo per qualche motivo che una certa fotografia, con un determinato soggetto, l'ho scattata più o meno in quel periodo, in quel mese, in quella settimana. Ma se ho necessità di pescare un'immagine, ad esempio, per soggetto, posso impazzire: ricordo esattamente di averla scattata e cosa ritrae, ma non so dov'è. Per cercarla devo farle passare tutte. Lo stesso accadeva quando avevo il vizio di salvare ogni file sul desktop senza organizzare delle cartelle nominate "per logica", e la schermata del mio pc era invasa da desolanti icone, tutte uguali, tutte allo stesso modo minacciose per il mio tempo.

Ebbene, è sempre un concetto di salvaguardia del tempo: siccome odio sprecarne, e in testa mi frullano talmente tante cose simultaneamente che basta un niente per distrarmi e scordarmi quello che stavo facendo un minuto prima, ho iniziato a trasformare il mio caos in una sorta di autodisciplina. All'inizio era, ad esempio, un quaderno - uno solo - da cui ero inseparabile, in cui annotavo tutto, così da non rischiare di segnare numeri di telefono o appuntamenti su foglietti volanti. Qualsiasi cosa succedesse, sapevo che l'informazione era lì, da qualche parte. Poi però mi sono resa conto che a volte era imbarazzante prendere appunti a una riunione di lavoro e nella pagina a fianco trovare il numero del ginecologo o la lista della spesa; mi sono accorta che, ancora, perdevo tempo, perché a volte per trovare una nota ero costretta a cercare per ore, a leggere pagine intere di appunti che aumentavano la mia distrazione. E, infine, mi sono accorta che lavorare da sola, e lavorare da casa, necessita davvero di inflessibile autocontrollo, perché altrimenti i progetti sfumano, i programmi slittano e gli obiettivi lavorativi, subendo quelli di famiglia, tendono a essere spostati sempre un po' più in là.
Insomma, anche il mio lavoro, purtroppo, ha risentito a lungo del mio disordine e del mio atteggiamento schizofrenico. 

Ho iniziato a sentire davvero la necessità di essere più analitica quando ho sviluppato il progetto su cui ho lavorato negli ultimi due anni, che per me è stato un impegno immenso - sia a livello pratico che emotivo. All'inizio mi facevo trascinare dai pensieri collaterali, e spesso perdevo concentrazione e filo conduttore. Allora, mano a mano che me ne rendevo conto, procedevo come a scuola: schemini, note, sottolineature; fogli su fogli che, PERO', iniziavo a legare tutti insieme e che infine - alleluia! - sono confluiti in un quadernino viola; il mio cervello l'ha registrato come fosse una cartella di file denominata Lavoro

In seguito mi sono accorta che dal 2017 avevo preso l'abitudine di segnare su un altro piccolo quadernino tutti i libri che leggo nell'arco di un anno, per avere un'idea di quanti ne leggo e in quanto tempo e, soprattutto, per ricordarmi i titoli e gli autori alla faccia della mia memoria lazzarona. Un'ulteriore cartella di file, denominata Libri letti.  


Poi è arrivato il turno dei titoli da comprare: segnalazioni, recensioni, articoli mi stimolano a leggere un dato libro, e quando arrivo davanti agli scaffali della libreria non ricordo più qual è. Ho voluto terminare la mia collezione dei romanzi del Commissario Montalbano, ad esempio, e mi sono costretta a far riferimento a un foglio dove avevo segnato tutti i titoli e da cui depennare, via via, quelli che acquistavo. Salvo poi comprarne alcuni più di una volta perché cambiavo la borsa e mi scordavo di portare con me il foglio. E così, un altro quaderno, una nuova cartella di file per il mio cervello: Libri da comprare. 

Potrei continuare, naturalmente: nel frattempo sono nate altre denominazioni per queste pseudo-cartelle, che si alternano sulla mia scrivania con disinvoltura; ci sono quelle più banali, tipo Agenda (fondamentale per me, giuro, il mio contatto più concreto con la realtà!) o Pensieri (perché a quarantacinque anni pensare a Diario mi fa sorridere); c'è un quaderno che corrisponde alla raccolta di file più inconsulta che creo e ho denominato Citazioni, ovvero un posto (uno solo, uno solo!), dove prendo nota di alcuni passaggi dei libri che leggo e che mi colpiscono per contenuto o per stile. Devo ammetterlo, è una bella raccolta, ricca e golosa. Poi ho un quaderno giallino-verde acido che è una specie di Post-Creazione, ovvero il luogo dove via via, terminato il lavoro da pochi mesi, archivio strategie, indirizzi, riferimenti e scadenze, modulistica e tempistiche, ai fini di trasformare la fatica fatta in un prodotto fruibile. Anche questo è un quaderno fondamentale per me, perché mi evita di contattare le stesse realtà più di una volta, di consultare le date, di segnare errori o impedimenti; per dirla in breve, mi offre una panoramica immediata e concreta del punto in cui sono, mi tiene focalizzata. 


Così ho scoperto infine che, sì, sono disordinata, smemorata e caotica, ma allo stesso tempo ho imparato a essere organizzata. Ognuno ha il suo modo di organizzarsi, e per me il più congeniale è quello che segue un ordine tematico; il mio cervello funziona per analogie, e quindi è più facile sapere che, se ho bisogno di un dato legato al progetto su cui sto lavorando, probabilmente sarà collocato nel quaderno che il mio cervello riconosce come Lavoro; e via così. Il mio cervello reagisce in maniera ottimale, insomma, se io seguo il suo modus operandi; creare diversi contenitori, a volte apparentemente numerosi, e utilizzarli solo al bisogno per aprirli e consultarne il contenuto, semplifica la mia vita e mi alleggerisce, perché in qualche modo io archivio le informazioni, rispettando la mia logica. Mi comporto davvero come se fossero i file e le cartelle di un PC, anche se si tratta di liste e quaderni e agende. Perché non blocchi per appunti? Per evitare che se ne stacchino i fogli. 

Oggi quando apro il mio PC mi consolo, e provo una certa forma di goduria: trovo un desktop ordinato, diviso per cartelle tematiche (visite, esami, pagelle, foto, bozze, idee eccetera), in cui gli unici file "sperduti" sono quelli provvisori: rimangono lì fino a che mi servono, a portata di mano, ma poi verranno cancellati o archiviati. Ho un cassetto con le tovaglie e uno con gli asciugamani e uno con i tovaglioli, un ripiano dell'armadio per le lenzuola e uno per le salviette; ho creato un angolo con i detersivi ancora chiusi, così mi basta un colpo d'occhio per sapere cosa serve e cosa comprare, senza girare per tutta casa a far passare i flaconi; ho una pila di libri da leggere su un mobile e un'altra da archiviare sulla scrivania, così non faccio confusione. Cerco - con somma fatica - di riporre ogni cosa al posto che le ho assegnato non appena ho finito di usarla, in modo da non sentirmi disturbata dall'ammassarsi degli oggetti (e dal pensiero che a un certo punto non ce n'è, bisogna riordinare anche solo per pulire). 

Insomma, so che qualcuno starà ridendo, ma per me, per il modo in cui io funziono, questi aspetti della vita quotidiana non sono affatto scontati. Mi è costato molto capire come organizzare gli oggetti intorno a me, per evitare che mi schiacciassero e soffocassero i miei spazi, per consentire a idee e pensieri di fluire liberamente. L'organizzazione pratica nella mia vita è diventata fondamentale, e l'effetto che ottengo è che all'apparenza sembro una persona ordinata, a volte quasi maniacale. In realtà è proprio l'opposto: l'unica via per convivere con il mio essere, con le mie tendenze - e non deprimermi in vane ricerche o in perdite di tempo - è trovare una soluzione. 

Sapete cosa accade? Che alla fine ottengo libertà: ciò che può apparire una schiavitù si rivela invece l'esatto opposto, perché non soffro più di alcun impedimento quando voglio creare, quando voglio tirar fuori da me stessa le cose che spingono per venire alla luce. Posso lasciarle uscire, perché so che poi un posto dove metterlo ce l'avrò. Oppure lo saprò creare.
Proprio come è accaduto in questi due giorni con le cartelle dove ho archiviato le fotografie, che ho denominato per contenuto "tematico", e che d'ora in poi saranno già pronte per accogliere anche le immagini nuove, che via via scatterò.

In fondo è così la vita, no? C'è chi la gestisce suddividendo gli eventi per data, per età, o chi per situazioni, per emozioni, per momenti chiave. 
E voi? Come funzionate meglio?


Baci,
L.



Commenti

  1. Fantastico articolo che mi ha dato ulteriori idee!
    Io ho una altissima 'cassettiera' e ho suddiviso i vari cassetti, trovo sempre quel che serve subito: un cassetto per le collane blu, uno per quelle verdi... uno per i bottoni, uno per i nastri... uno per gli schizzi, uno per i disegni fatti... ecc ecc. saranno 30 cassetti, una torre di organizzazione e funziona alla grande. Aggiungo che sul PC sono bravissima e organizzatissima (soffro come te di disordine e creatività in tutte le direzioni) ma uno che tu non hai, e che invece uso con delizia e dovizia, è il mio 'budget´' (foglio di calcolo con formule specifiche per me) e segno ogni spesa. Ormai è un gioco 'stare in budget' e avere dei soldini tutti per me a fine mese... ho persino i risparmi segnati ogni mese. Sembrano soldi spesi e quindi finalmente riesco ogni mese o quasi a farcela! Noi creative abbiamo bisogno di organizzarci.

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    1. Grazie, sono contenta che ti sia piaciuto l'articolo! Quanto al budget... Fidati, è un problema che affligge anche me =) Solo che lì, ecco, ancora non sono brava a organizzarmi!!! Un saluto, L.

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