Primi bilanci...

Facebook in questi giorni mi sta mostrando un sacco di immagini, i ricordi dello scorso anno. Eh sì, perché ho dovuto prendere atto che Siamo come le lumache è stato pubblicato ormai un anno fa. Incredibile.

È impossibile spiegare cosa si prova quando si stringe tra le mani per la prima volta il proprio libro. Io me lo ricordo benissimo: mi sono emozionata tanto che le mani tremavano, mi sono commossa, mi è venuto il batticuore. Tre anni di lavoro, finalmente, concretizzati. In qualcosa di tangibile! 
È accaduto al Salone del Libro, a Torino, in un'edizione speciale post-pandemia (altro dato che non scorderò), sotto gli occhi divertiti del mio editore e di mio marito. Eccola qui, la mia faccia emozionata, insieme a Jean Luc Bertoni nel "nostro" stand:
 

È il "nostro" stand, dico davvero, perché pubblicare un libro è un po' come entrare a far parte di una famiglia, di una comunità numerosa, dove tutti, tutti - scrittori, editor, correttori, grafici, addetti alla comunicazione, impiegati - diventiamo parte di una filiera, in cui ognuno ha un compito da svolgere (qualcuno anche più di uno) e va svolto nel modo migliore, perché si nuota tutti nella stessa direzione: portare a termine il lavoro nel miglior modo possibile. L'obiettivo è comune, ed è quello di produrre un buon libro, con qualità di contenuti e forma gradevole. 

Sì, perché se c'è una cosa che ho imparato in questo anno è che avere un libro pubblicato è solo un inizio, e che è da lì che il lavoro vero e proprio va portato avanti: il libro va promosso, illustrato, presentato, discusso. E per fare questo c'è bisogno di tanta collaborazione con le altre persone. C'è stato un tempo in cui credevo che essere uno scrittore significasse fare un lavoro solitario: bene, devo ricredermi. Lo scrittore è solitario soltanto quando crea, quando scrive. Se però si sceglie di pubblicare, e poi si cerca di far sì che il libro venga acquistato, letto, bisogna lavorare in tutt'altra maniera: la cooperazione con gli altri è fondamentale. E bisogna imparare a fidarsi della professionalità altrui, è necessario saper delegare tutto ciò che non è la scrittura pura e semplice. La fiducia, la cooperazione, sono fondamentali.

Così, il mio primo bilancio, dopo un anno di immersione in questa faccenda per me del tutto nuova - e non ci crederete, è stato un anno molto impegnato, in cui ogni giorno, ogni contatto, ha portato reazioni a catena! - sono molto fiera di me: ho imparato a rompere la mia resistenza, e oggi, per certi versi, mi sento una persona migliore. Di certo diversa.

Sapete, io sono molto timida, soprattutto nelle situazioni sconosciute. Non ho mai amato essere al centro dell'attenzione o parlare di me, se non in contesti raccolti, intimi. Affrontare "all'esterno" ciò che estirpi a fatica dal tuo mondo interiore è un atto che per me era difficilissimo, mi imbarazzava.

Quindi, potete immaginare la paura, il disagio, la tensione di questo anno? Ho tenuto la mia prima presentazione fuggendo - letteralmente - dalle persone in attesa, convinta che non sarei riuscita a balbettare nemmeno una parola. Agitata? È poco.
Ma poi si impara. Si prende confidenza con i propri mezzi, con le proprie attitudini; si cerca di migliorare negli aspetti più complessi, verso i quali siamo più reticenti, e c'è un solo modo per farlo: andare dritti e portarla a casa, speriamo in dio e come va va. Però si impara a essere più consapevoli. Ad accettarsi di più. E quest'ultimo, per quanto mi riguarda, è stato il passo più difficile ma, allo stesso tempo, quello che mi ha dato più soddisfazione. 
Infine, si conoscono tante nuove persone, si intrecciano, instaurano e coltivano nuovi rapporti.

Oggi il mio bilancio è positivo, pur sapendo che c'è ancora molto da migliorare e moltissimo da fare. Qualche giorno fa sono stata intervistata per una rubrica letteraria che va in onda in una trasmissione radiofonica a New York! E mi hanno fatto i complimenti perché sono stata nei tempi, ho risposto con precisione. 
Ho imparato a partecipare a presentazioni in presenza, sì, ma anche online, e a interviste per radio e tv. 
Io! Io!

Ripenso a qualche domenica fa, quando sono salita sul palco di Librixia, a dialogare con una giornalista esperta e che non conoscevo, sotto l'obiettivo di un fotografo e dietro la regia della radio locale più importante di Brescia. In un contesto in cui, per una serie di circostanze, solo un gruppetto di sette/otto persone tra il pubblico erano amici o parenti. 
Ho avuto paura di non riuscire a salirci, su quel palco.
Ho avuto paura di non riuscire a parlare, di parlare solo a chi era lì per affetto e del mio libro ne sapeva già fin troppo!
Ho avuto paura di fare una figuraccia, di deludere chi ha spinto perché io fossi ospite di un evento tanto importante. Di non vendere nemmeno un libro.
E invece...

Invece il lavoro di un anno sta dando i suoi frutti, e io sono molto felice. Sto imparando.
E, mentre continuo a imparare, cerco di cucire insieme altre parole e portare a termine un nuovo romanzo.


Una parola in particolare, però, va inserita ora qui: 
Grazie.

Grazie a chi mi segue, mi sostiene, mi promuove, mi propone. Grazie a chi mi legge, soprattutto.

L.
 

Commenti

Post popolari in questo blog

Consigli di lettura: 4321 di Paul Auster (e altre considerazioni)

Sull'Amicizia (un altro racconto autobiografico)

Consigli di lettura: IL GIORNO MANGIA LA NOTTE di Silvia Bottani

Rientri, ritorni, nuovi inizi

Consigli di lettura: L'ABITO DELLA FESTA di Anthony Caruana

Morale della favola...

Consigli di lettura: IL SECOLO MALEDETTO DI ROMA ANTICA di Roberto Toppetta