Consigli di lettura (per aspiranti scrittori): Come correggere il proprio romanzo

Oggi ho deciso di consigliare un volume a chi, come me, sogna da grande di diventare uno scrittore (diciamo meglio: scrittore di professione, seppur si tratti della professione meno pagata al mondo, a quanto pare). 
Dedico questo post alla scrittura, e per una volta non solo alla lettura, perché in fondo in fondo sono una donna romantica, amo inseguire i sogni e investire energie sull'impalpabile; se però c'è una cosa che ho imparato in questi anni è che anche i sogni devono avere una forma, una sorta di tangibilità, e uscire dall'indefinito. Altrimenti, e questo è certo, rimarranno sempre irrealizzati.

Così, condivido un'esperienza: scrivere è una passione, e una fatica, ma cercando di confezionare un romanzo l'atto della scrittura è forse il meno impegnativo. Attenzione! Intendo dire che, una volta buttata giù una prima (e magari anche una seconda) stesura del nostro lavoro, ecco, in realtà siamo solo all'inizio. Il lavoro vero viene tutto dopo, e consiste nel trasformare ciò a cui abbiamo dato vita nella fase creativa (che è quasi sempre una scrittura per noi stessi, a volte diaristica e infarcita di considerazioni e prese di posizione personali) in un prodotto fruibile per gli altri. Lo chiamo prodotto, sì, perché ho dovuto accettare anche io che la scrittura non è affatto una questione intima e personale, ma è un'attività che quasi sempre vuole essere portata al di fuori, condivisa; una parte di noi che vuole mostrarsi, una voce che vuole parlare a qualcuno: il fantomatico Lettore (e qui, perdonatemi, un rimando a Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino è obbligato, quanto meno per staccare i libri da quell'aura di ispirazione-sacralità-sentimentalismo in cui tutti noi aspiranti autori crediamo, e trasformarli invece in una cosa concreta, che qualcuno vuole leggere!).

Lungi da me il pensiero di esserne capace, ho però compreso e accettato che dar vita a un romanzo armonico, o comunque degno del proprio nome: Romanzo, è frutto di competenza, profonda capacità di autoanalisi e consapevolezza e, infine, distacco. Bisogna avere le idee molto chiare ed essere ipercritici e, ahimé,  per fare tutto questo saper scrivere bene non è sufficiente (anche se di certo aiuta).

Non sono né pro né contro le numerose scuole e i corsi di scrittura creativa, perché credo che ogni approfondimento possa arricchire. Sono però assolutamente a favore di un'esperienza formativa in genere, che sappia spaziare dall'ascolto (esistono sul web, sui social, interviste e video di scrittori, esordienti e non, di presentazioni di libri, di editori che parlano delle proprie scelte e linee editoriali) alla lettura (infiniti testi, amatoriali scolastici universitari professionali, che affrontano i più svariati temi legati alla produzione di un libro) e, soprattutto, all'allenamento costante verso lo sviluppo di una capacità di analisi approfondita.

Nella mia esperienza, ho imparato inoltre che 3 sono gli strumenti necessari per iniziare a revisionare il proprio testo: una gomma per cancellare, una matita per riscrivere, una forbice per tagliare.



Cancellare, riscrivere (e correggere), tagliare. Sono questi i verbi che ogni scrittore, o aspirante tale, dovrebbe tenere sempre in mente. Certo, esistono dei momenti di grazia in cui un paragrafo esce perfetto, suona di una armonicità intrinseca, si lega con ciò che lo precede e ciò che lo segue quanto la panna montata sulle fragole. Esistono dei passaggi per cui vale il "buona la prima", e non si toccano più, non si correggono, non si sposta una virgola. Esistono, sì, ma sono in genere una microscopica minoranza. Per il resto, è tutto un costruire, tagliuzzare, ricucire, ricontrollare, rivedere, risistemare, eliminare. E poi ricominciare daccapo. E poi ancora, fino a che non ci si senta del tutto soddisfatti (cosa che, diciamolo pure, avviene di rado!); eppure l'esperienza fa suonare anche il campanello che dice FINE, la capacità di analisi aiuta a vedere quando si è arrivati a una sorta di equilibrio ed è bene fermarsi, pur sapendo che l'attività di revisione e miglioramento potrebbe ipoteticamente durare all'infinito.

Detta così, pare che di ciò che immaginiamo dell'attività degli scrittori rimanga poco. In realtà non è vero. Nessuno vuole pubblicare un libro di cui non è soddisfatto, o dove non ha dato il meglio di sé, o quando è consapevole che si tratta di materia grezza, non ancora pronta per essere condivisa - e quindi apprezzata. In particolare, credo che nessuno ami l'idea che dopo tanta fatica arrivi un Mr. Editor che ci dica dove correggere, quando tagliare, che consigli interventi del tutto estranei alla nostra volontà. Eppure sono convinta che sia necessario, perché un editing ben fatto è ciò che trasforma un manoscritto in un romanzo, ciò che può dar vita a un rapporto con il lettore e, di conseguenza, alla professione di scrittore. 
Insomma, gli interventi potenziali sono innumerevoli, e imparare a osservare, in maniera distaccata, i molteplici aspetti di cui la propria opera è composta può aiutare a sviluppare la famosa autocritica/autoanalisi che consente di trovare i punti deboli e i punti forti del nostro lavoro.

Nelle mie infinite ricerche, mi sono imbattuta in un manuale davvero gradevole, che mi sento di consigliare; si intitola Come correggere il proprio romanzo, di Chiara Parenti:


Lo consiglio a chi scrive in generale, non soltanto agli aspiranti romanzieri; è utilissimo a mio parere anche per chi tiene un blog, per chi manda pezzi una qualsivoglia redazione, per chi pubblica articoli o inventa racconti. L'autrice, sì, si concentra sul lavoro di "produzione" di un romanzo, ma ci accompagna in un piacevole viaggio attraverso i vari aspetti della redazione e della revisione che possono essere di utilità per tutti. Affronta infatti tematiche che vanno dagli errori più comuni allo stile, con un rapido - ma utilissimo! - ripasso di alcuni fondamentali della nostra lingua: le figure retoriche, l'abuso di alcuni elementi sintattici a discapito di altri, la punteggiatura. Affronta alcune "regole" per scrivere bene, attraverso un excursus tra congiuntivi e consonanti eufoniche, accenti e apostrofi. Infine, viene affrontato il tema niente affatto superfluo dell'editing, sia formale che sostanziale; la correzione di bozze e l'attività di ghostwriting. Il libro si conclude con un esercizio di correzione/editing su un paio di racconti, che aiuta a mettere in pratica tutto ciò che è stato illustrato fino a quel punto.
L'unica pecca di questo libro, purtroppo, è che qua e là c'è qualche imprecisione nell'impaginazione, della cui responsabilità mi sento però di "scagionare" l'autrice. Per il resto, lo consiglio vivamente. Si tratta di un manualetto piacevole, smart, da tenere sulla scrivania e da consultare rapidamente per qualsiasi dubbio durante una qualsiasi delle fasi di scrittura. Magari un'ottima idea regalo per Natale, perché no?

Ora mi fermo, perché di questo argomento potrei parlarne per ore! Se avete qualche domanda, comunque, scrivetemi. La mia mail è sempre la stessa: parole.prezzemolo@gmail.com

E chiariamoci! I miei consigli riguardano solo lo "spirito" con cui affrontare la scrittura. Non sono certo, in questo, un'insegnante: anche io, aspiranti scrittori, navigo in acque turbolente e perigliose! Il viaggio verso l'approdo è lungo, lunghissimo...
Ma poi, esiste un approdo?


Chiara Parenti
Come correggere il proprio romanzo
GalassiaArte, 191 pagg.
€ 11,00

Buona lettura!
L.

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