Andate e ritorni

Il poeta Bruno Mohorovich mentre chiacchiera con la sottoscritta, del mio libro e di altro!

È inutile che io cerchi di condensare le emozioni e la gioia che ho provato lo scorso weekend al Salone del libro di Torino, non riuscirei a raccontarvele. 

So che, al di là della goduria per essere circondata dai libri (oddio, QUALE GODURIA!!!), mi ha colpita e resa euforica la quantità di gente che ho visto radunata per l'occasione (finalmente, lasciatemi aggiungere, un'idea di normalità!); ancor di più mi ha colpita la quantità di giovani, bambini e ragazzi, lontani dai soliti schermi alienanti, ma curiosi e contenti e attenti agli stand, concentrati nella lettura negli spazi relax... C'è speranza! 

E poi questi giorni sono stati per me un importante momento di incontro e di confronto con tanti autori, pubblicati dal mio stesso editore, ma non solo. Si è riso e scherzato, chiacchierato, si sono dedicati romanzi e poesie: ognuno di questi momenti mi ha arricchita. Che bello, dopo tanto tempo, tornare a interagire con le persone dal vivo, non soltanto tramite computer o video. Quanta umanità, e quanta peculiarità.

Donatella Di Pietrantonio alla presentazione di "Borgo Sud"

Per me, però, il Salone ha avuto anche una rilevanza particolare perché, per la prima volta, ho incontrato il mio libro. Sì, perché fino a sabato il mio romanzo dentro di me era un'idea, rappresentata da un lungo lavoro, che io riuscivo a visualizzare in concreto soltanto come parole su parole in un file formato A4. L'incontro con Siamo come le lumache è stato forse più uno scontro perché, sul serio, io un'emozione del genere proprio non ero riuscita a prevederla. Nemmeno a immaginarla, figuratevi!
Per la prima volta ho capito che i miei ultimi tre anni, in cui tutta la mia attenzione è stata catalizzata dalle avventure che tentavo di raccontare e di ordinare in una forma interessante - credetemi, scrivere un romanzo a mio parere è un'impresa, non certo una passeggiata - ecco, all'improvviso erano lì, tra le mie mani. Per la prima volta ho avuto una visione concreta del mio lavoro. Del mio impegno, del mio sforzo. E la sensazione è stata soverchiante, davvero. Ho impiegato qualche ora ad assimilare quel volume rosso, e a digerirlo, a collegare le parole in esso contenute con quelle che avevo scritto io. 

Per la prima volta ho compreso che ora la mia storia, la storia di Tilda e quelle di Anita, di Gubo, di Dodi, sono uscite, sono altro da me. È ora che io in qualche modo saluti i miei personaggi, me ne distacchi. È il momento di prenderne le distanze e consegnarli a voi, a chi vorrà leggere il libro e farsi coinvolgere dalle loro vicende.
All'improvviso mi sono resa conto che non è più qualcosa di mio, ma quello che ho scritto ora è di tutti. All'andata verso Torino si trattava del "mio" libro, ma al ritorno non lo era più.

Quindi, provate a immaginare cosa ha significato per me. 
Forse perché è la prima esperienza - non tanto di scrittura ma di modalità di lavoro - è stato un passo enorme: evitare il self publishing e avere un editore significa davvero affidarsi, e delegare ad altri una parte sostanziosa del prodotto finale, dall'editing alla copertina alla grafica, e per me, maniacale come sono, è stato davvero un passaggio difficile. 
Eppure ci siamo riusciti. 

Quindi ora affido a voi la mia storia, e spero che Tilda e gli altri personaggi trovino un posto nel vostro cuore, così come a lungo è stato per me.

Baci,
L.

Note di servizio:
Siamo come le lumache sarà disponibile dal 22 ottobre sul sito di Bertoni Editore e dal 30 ottobre in tutti gli store online e nelle librerie (che se non ce l'hanno possono ordinarvelo in pochissimi giorni).

Il mio primo firma copie... Che emozione!


Illustrare il mio romanzo in poche parole... Ci devo lavorare!!!














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